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Massacro. Teatro Senza Difese @GNAM

14 gennaio 2017 | h. 19.00 Massacro. Teatro senza difese Dove si costruisce lo spazio, il tempo e il corpo comune. E si cerca un accord...

ORGANON


ORGANON


Narrazione organica di città. L'Aquila

2013-2014


L'idea

L'idea prende forma dal bisogno di dare centralità alla situazione attuale in cui si trovano L'Aquila e i comuni toccati dal terremoto del 2009. Comuni disabitati in cui la cosiddetta “ricostruzione” sembrerebbe essere, da un lato, un tentativo di disarticolare il tessuto sociale e, dall'altro, di trasformare quei territori in musei fantasma del “come abitavamo”. Gli agglomerati di prefabbricati temporanei, nati all'occorrenza, hanno tutta l'aria di volere essere definitivi. È come se si cercasse di ricostruire una città ex novo in cui i “vecchi” rapporti prendano “nuova” forma. Un esperimento di ingegneria urbana e sociale per plasmare una società più consona alle necessità del mercato odierno.
“Vorrei che tutto tornasse antico come prima”... Questa è la frase con cui, uno degli attori del gruppo teatrale i Nontantoprecisi, ha espresso la necessità di ricostruzione di una città come l'Aquila. Un'affermazione che, se a prima vista sembrerebbe attestare la volontà che tutto torni come prima, in realtà nasconde una forte necessità di trasformazione. 
Il nostro lavoro di ricerca sul territorio, sul paesaggio, tra i vicoli e fra le antiche strade dell'Aquila, ha come obiettivo primario quello di aprire “finestre” su uno spazio-tempo che, partendo dalla valorizzazione della memoria, dia un risultato completamente diverso. Una proposta innovativa per far rivivere L'Aquila; una proposta che faccia della memo-ria lo strumento principe per cui il domani, a partire dall'oggi, possa essere totalmente diverso dal passato e da un possibile futuro imposto. 
Noi puntiamo a creare uno spazio di confronto e di solidarietà per dare vita alla diversità umana. Crediamo che attraverso la trasformazione dello sguardo sulla città e sul suo paesaggio, si possa arrivare a proporre una diversa gestione delle relazioni umane; in pratica, la nostra è una proposta di ricostruzione e trasformazione del tessuto sociale che per secoli ha abitato questo territorio e che oggi, dopo il terremoto del 2009, sembra essere quasi totalmente sfibrato.
Tutto ciò, a partire dallo sguardo, dagli odori e dalle sensazioni a cui la segmentazione dei nostri corpi darà concretezza, attraversando i luoghi e il territorio stesso dell'Aquila. In effetti, per mezzo dei nostri strumenti di ricerca vogliamo interrogare gli edifici, le architetture, le strade e i vicoli per ascoltare quali nuove risposte e quali domande hanno da porci. Questo, inevitabilmente, assume un significato forte nell'ottica della “ricostruzione” delle relazioni umane: è il territorio stesso che plasma il tessuto urbano, non meno di quello sociale!
In sostanza, noi crediamo profondamente che solo attraverso il mutamento del nostro stesso sguardo sulle cose di sempre e sulla propria memoria, l'umanità possa aprirsi nuove possibilità di esistenza nel territorio che abita. 

Il progetto

 Il progetto nasce dalla collaborazione del gruppo teatrale i Nontantoprecisi con il Centro Diurno “Valle Aurelia”, il Centro Diurno “La voce della luna” e con il patrocinio della ASL Roma E, del Comune di Roma e dell'Università degli Studi di Perugia. Inizialmente, sono in programma almeno due sopralluoghi di tre/quattro giorni l'uno (il primo è previsto dal 7 al 9 dicembre 2013) sul territorio aquilano, tra novembre e febbraio. In queste occasioni, oltre a prendere confidenza con la città e i suoi paesaggi, cercheremo di coinvolgere nel nostro percorso associazioni, singoli individui e centri diurni locali, nel tentativo di costruire una rete di contatti e di collaborazioni attraverso la quale giungere alla realizzazione dello spettacolo verso la prossima pri-mavera (presumibilmente tra aprile-maggio 2014). Insieme a tutto questo, il nostro progetto prevede anche la realizzazione di un audiovisivo su tutto il percorso di realizzazione e attuazione del nostro lavoro.

Come si lega il nostro progetto alle problematiche di ricostruzione urbanistica e del tessuto sociale dell'Aquila?

Il nostro percorso di ricerca, fin qui seguito, ci ha permesso di sperimentare concretamente, attraverso i tre strumenti fondamentali del teatro “spazio-tempo-corpo”, la trasformazione dei luoghi, intesi sia in senso propriamente materiale, sia come luogo delle relazioni umane.
Infatti, crediamo che osservare le cose nella relazione che tra esse si genera, cogliere gli oggetti non singolarmente ma come prodotto del loro reciproco influenzarsi e in formarsi, equivalga a trasformare lo spazio in un luogo. È così che tutto si anima agli occhi e il tempo sembra assumere il trascorrere di vicende vive, lasciandoci guidare solo dal richiamo delle cose e dal loro linguaggio. Insomma, come abbiamo già sperimentato in altri luoghi, vorremmo provare, anche a L'Aquila, a tradurre in nuovi ricordi le notizie che ci giungono dal suo passato: da quella memoria che sorge dai suoi abitanti, dagli incontri inaspettati e improvvisi, dalla memoria insita nelle variazioni di luce che disegnano le diverse prospettive del giorno nelle strade e sui muri delle case antiche non più, o speriamo non ancora, abitate.